Annalisa Cima
Eros e il tempo
Stamperia Valdonega,
Verona 1993

 

'EROS' E IL TEMPO

Vago Cherubino danzante, eco
delle memorie brevi tu vieni
da paradisi perduti? Temi
o non credi alla follia vera
del tempo, che spietato divide
generazioni e affinità, e
ingeneroso separa e trama.
Non giova rimandare gli eventi.
Non aiuta il destino muto.
L'uomo deve naufragare 
nell'ignoto, ch'è sempre oscuro
e spegne desideri e ardori.
Spezzato l'uomo geme il fato, 
e il crudele tace e non consente
altra via che quella già tracciata
dalle divinità che sconvolgono
tempi, luoghi, incontri, per render
aspro e insidioso il cammino:
quel viaggio inaspettato che
ci porta a vivere una vita
non voluta, amara, ma unica
avventura per autodefinire
quell'io che giaceva inerte
nella mente di chi concepí questa
trama. I genitori amanti persero
il tempo nel loro accoppiamento
per dar vita a questo involucro
che trema e parla e vive, solo.
Audace atto creativo, riservato
agli dei e dagli uomini carpito, 
sei tu il pomo della discordia
che ci esiliò dall'Eden?, tu che
volesti realizzare quell'io
che non doveva nascer mai, tu fatale
desiderio di possesso, tu amplesso, 
tu amore che uccidi i non viventi.
Potranno la scossa tellurica o
il neurone riequilibrare
il gioco della vita o l'ingiustizia
nata dall'amore condurrà l'uomo
all'eterna disperazione, al dolore,
alla morte? Oh sorte crudele.
Volevo essere un non essere,
pensare libera da passioni.
Volevo pura energia volare 
sulle miserie umane e mi
ritrovo qui, affondata in questa
armatura: viva, malata e stanca.
Destino d'una vita non voluta.
Chi m'aiuterà al non-vivere, 
allo sfumato, all'ala che non temo, 
al sostegno che induce ogni
altro oggetto, al soggetto.
Volevo essere un atomo in volo
e per colpa di predecessori stolti
che invidiavan gli dei, mi trovo
ad essere qui in carne ed ossa,
mossa da quali forze occulte?
Da quali pensieri? Ascolta vita mia 
mio destino e tu leggiadro
messaggero del tempo, tu divino
incantatore: le ore, i momenti
sono per me come battiti d'ali,
il tempo, la storia, non sono
nulla di fronte a un cielo immenso.
Ed anche questa vita, questo cuore 
quando piú non saranno, pulserà
il vero tempo, quello del passato,
dell'eterno, del nulla che dev'essere
colmo di promesse antiche,
di amiche perplessità, di fraterne
arsure e soavi giochi tra mirti
ed oleandri, dove congiunti,
all'aria e ai venti, danzeremo
spenti anche noi come le luci dei fanali
nell'aurora crescente del mattino
.




IL TUTTO E IL NULLA

Ride il tempo predatore che sa
quanto per noi sia inutile sperare
nel buon fato, inutile gioire
nel vivere, perché già s'avvicina
il giorno del dolore e dell'assenza.
Demenza degli dei crudeli 
che ci lasciano in balia
di un destino ottuso.
Per la morte dei nostri amici
per l'ingiustizia e il delirio
di chi perseguita uomini e infelici
si spezza nel dolore ogni fibra.
Perciò accuso il vivere ingiusto 
che fa soffrire questi e quelli.
Accuso chi accumula denaro, 
perché la vita è breve ed è vera
solo s'è vissuta come dono.
Vorrei espandermi in un fraterno
abbraccio alla gente, che capisce
il significato della conoscenza.
Cosí, poeta e donna piango due volte:
nascita, morte e la nostra sorte,
in un alterno canto modulato
di sibilanti e note sommesse.
Sí, le promesse d'un Eden felice 
non erano che laide bugie.
Dove ritroverò il nonno amato,
Colombina e Titta, dove Montale
e Palazzeschi, Marianne e Armanda,
indicatelo voi comete il luogo
e metterò l'ali per raggiungerli.
Dove ritroverò l'amore che da sempre 
rifiorisce insieme all'oleandro, ;
dove il lentischio che brucia
e profuma, dove il mirto
che lenisce il dolore. Oh odore
di morte che avvolge il mondo
e perseguita i viventi,
irridente nascita, irridente destino. 
Anche l'amore sfuma con il tempo 
svanisce come svaniscono le ore;
cosí il cuore invecchia
e con lui sentimenti e ardire.
Condottiera di battaglie perdute,
grande ideologa di filosofie
mai espresse; capirà il mondo
che non esiste possibilità
alcuna d'essere salvato?
Finirà la terra divorata da 
maleodoranti venti, gli uomini 
forse periranno con lei, ma rimarrà
traccia di loro in queste pietre.
Qui di fronte ai nuraghi,
perfette costruzioni megalitiche, 
oggi rivivo una cultura antica
storie di vita e morte come sempre.
A me è dato il poter ricordare 
o lasciar scritti che forse spariranno,
ma che ora significano vivere ed amare.
Han sofferto eretici e santi, 
pensatori, trasgressori ed eroi, 
e l'eterno creato continua a generare
altri esseri e gioca indifferente
con neuroni e destini: l'incosciente.
Veli che s'aprono, mari che si chiudono.
Il tempo divora ogni cosa, ma 
rimarrà il ricordo anche in un solo 
essere vivente: uomo o verme che sia.
Oh mare dal colore di smeraldo
dove specchiarsi con Teti e Nettuno, 
nessuno dimenticherà le tue acque felici,
né i pesci, né noi che ci lasciamo lambire.
Tu sei l'insieme di tante particelle 
viventi in un'eternità felice,
noi siamo piccole pedine del gioco,
ma diverremo un giorno anche noi
parte di queste acque e di questo tutto.
Come vermi, ammoniache, energia, 
sopravviveremo in tre modi diversi.
Potremo liberi dagli insulti del male 
generare vermi all'infinito,
alimentare piante e semi
e perdurare come energia solare.
Gira in tondo l'arco del desiderio.
E il vento, turbina intorno 
per ricordarci il suono dei violini
e contrabbassi che accompagnerà
il nostro ultimo viaggio verso
quel nulla eterno, che non è il niente,
perché anche il vento ha un suono,
e il mare un altro suono, 
perché la solitudine per l'uomo
è la piú grande punizione.
Vivremo sí nel nulla, ma uniti
in catene di atomi lucenti 
in quel tutto e niente che è vita
da contrapporre al vivere
ch'è solo attesa della morte