Annalisa Cima

POESIA E MEDITERRANEO

 

Il Mediterraneo, come la poesia, non ha più acque limpide; sono ambedue inquinati da interessi: sporcato dal petrolio il Mediterraneo e da mediocri conventicole la poesia.
Se non vogliamo accettare questa condizione desolante, dobbiamo trattenere nel fondo della nostra memoria le acque limpide del Mediterraneo e farlo divenire un mare interiore, che ognuno di noi può navigare ogni giorno.
CosÌ anche per la poesia, che dovrà essere svincolata da politiche, anche dalle politiche editoriali, per navigare libera da condizionamenti, in un esilio volontario.
Nel secolo scorso, la letteratura e la poesia sono state spesso asservite ad opportunismi politico-culturali. 
Forse è appropriato, a questo punto, ricordare quanto ha scritto Montale a proposito della poesia:
"L'argomento della poesia è la condizione umana in sé considerata. Non questo o quell'avvenimento politico o storico; e ciò non significa che ci si estranei da quanto avviene nel mondo, significa solo aver la coscienza e la lucidità di non scambiare l'essenziale con il transitorio".
Lo scrittore dunque non è il portavoce del popolo, né l'incarnazione della giustizia: è una voce autentica ma flebile che, per salvare la propria ragione d'essere e non diventare strumento d'altri, deve ritrovare la voce dell'individuo.
Come la letteratura trascende le ideologie, le frontiere, cosÌ l'esistenza dell'individuo trascende qualsiasi "ismo".
Scrive Gao Xingjian, premio Nobel per la letteratura nel dicembre del 2000: "un paese che accetti una letteratura utilitaristica, dimostra la propria miseria".
La parola scritta, e la poesia in particolare, permettono ad individui isolati, appartenenti a paesi diversi, di comunicare tra di loro, sono al tempo stesso cristallizzazione del pensiero e un modo d'esplorare il mondo emotivo, per stabilire un nesso tra il soggetto sensibile e la conoscenza della realtà che lo circonda.
La nostra ascendenza è mediterranea, cioè greca e romana, ebraica e araba; lasciamo che le tracce e i sapori che hanno unito o lacerato il Mediterraneo, attraverso la poesia diano vita ad una coscienza comune, con voci diverse che si identifichino solo nella libertà di pensiero.
Se la poesia e la musica e le arti in genere non ci salveranno, se continueranno a divenire preda del mercato, ebbene la funzione dell'artista sparirà per dare vita ad un mondo di mercanti.
Bisogna essere dotati d'una profonda bellezza interiore per resistere a questa rovina che editori, critici e operatori in arte stanno tentando.

Appelliamoci al miracolo che hanno saputo suscitare le arti, e la poesia in particolare, rievochiamo quel sentimento puro "d'estetica" che è la vera etica al di là dei particolarismi delle singole religioni, quel senso profondo che non teme l'isolamento, e che l'artista vero porta in sé.
Allora potremo ripetere senza timore: "Mare ditat, rosa decorat" (Il mare arricchisce, la rosa adorna).

 

Annalisa Cima

 

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