Annalisa Cima[spaces:0]
Murilo Mendes, di domenica
 (prosa) 
"Occhio magico" n.10
a cura di Vanni Scheiwiller
con una prosa poetica dell'autrice
cinque poesie inedite di 
Murilo Mendes
a quattordici fotografie di
Giovanna Piemonti.
All'insegna del pesce d'oro , 
Milano 1974

 

MURILO MENDES, DI DOMENICA

Di domenica si visitano i luoghi sacri: casa Mendes, domenica.
Murilo parla di religione, sguardo solitario; il suo fissare annulla il presente.
Il dolore è nelle parole, nei gesti: la convinzione cattolica ha radici ebraiche evidenti. 
In lui tutto è "Gerusalemme, Gerusalemme", anche il non disgiungere razionale da irrazionale.
Sacerdote e vittima di precedenti religioni.
Sua preghiera domenicale: "Cristo è al di sopra delle nostre forze, è il vero sovvertitore".
E lo è stato soprattutto per lui.
Vedo intorno ai Mendes le cose d'arte che sono dimensione al loro vivere; centro di gravità, Saudade, singolarmente bella diviene icona nel dialogo che l'avvolge immobile.
Parliamo di moschee, della semplicità necessaria a un luogo sacro: "Per eguagliare le moschee, le nostre chiese dovrebbero avere unica decorazione l'Ostia bianca, perfetta".
Il parlare di Murilo è piú faticoso, improvvisamente triste al ricordo della povertà del Brasile, sino ad allusioni accese alla lotta "da cui si scorge l'eternità".
Libertà, libertà, "O espaço trasforma-se a meu gôsto".
Nel suo specchio morale metafisico, la misura umana non è mai dimenticata: una trascrizione del corpo nello spazio.
Il metodo non è silenzio - contemplazione ma violenza - contemplazione.
Mendes non ha un linguaggio rarefatto, la sua poesia è una "incarnazione", sovrastata dalla continua presenza dell'eterno.
Da noi dove cattolicesimo e amore sono parole abusate non è concessa altra alternativa al poeta che essere laico.
E Mendes traduce con gentile distacco: "Qui si ha paura di parlare di religione e d'amore".
Tabú mediocrità snobismo paura hanno incanalato il dire e il giudicare al punto di non sentire il richiamo di una voce sublime.
Non si può ignorare il suo grido di amore-dolore troppo nostro troppo vero troppo intorno.
Lascio Murilo. Chiude la porta alle mie spalle. Distacco deciso da un mondo a cui si accede con rispetto e dal quale si fatica a strappare l'ultimo sguardo.

Annalisa Cima